INTERVISTA
Com’è iniziata la tua carriera? Ricordi quale fu il tuo primo lavoro?
Ricordo bene. Al tempo, era il 2009, non avevo ancora la Partita IVA e iniziai disegnando una serie di micro-siti a Flash per una società di Reggio Emilia che faceva rendering di complessi immobiliari. Questo se escludo il mio portfolio personale e qualche logo e volantino gratis di cui ho perso ogni traccia.
C’ è stato qualcuno che ti ha guidato e spronato?
Sì, la mia ex morosa. Lei aveva capito molto prima del sottoscritto che il mondo dell’architettura (ciò per cui avevamo studiato e ottenuto una laurea) non faceva per me.
Ti è mai capitato di non sentirti all’altezza di un incarico?
Durante i primi anni, insegnamento compreso, sempre. Oggi meno. Mi preoccuperei però del contrario: l’incertezza è come la benzina, senza vai solo d’inerzia.
Quando ti siedi alla scrivania e devi iniziare un nuovo lavoro, c’ è un grado di improvvisazione o segui un metodo ben preciso?
Dipende dal tipo di incarico, ma mi diverto molto di più a improvvisare. Come in quest’intervista.
Che consigli daresti ai nostri studenti riguardo al futuro in questo mestiere?
Di mettersi seduti, studiare e fare tanta pratica. Ed essere umili (io non lo sono stato nei primi anni e ho qui le cicatrici delle batoste). Dopodiché, quando finalmente ci si sente pronti e carichi, rimettersi di nuovo tranquilli, seduti a studiare e fare tanta pratica. Sostanzialmente, non si smette mai di sedersi a far pratica.
Quali sono le cose che non possono assolutamente mancare nella tua postazione lavoro e quelle a cui sei più affezionato?
Le sole cose che mi servono sono un computer, una connessione internet e un mouse. Se poi aggiungiamo un touchpad e uno schermo 27”, tanto meglio. Casse per la musica e un buon microfono se proprio siamo in aria di champagne. La webcam no, è un oggetto subdolo e maligno. L’ultimo arrivato è Ted, un umarell giallo dei TheFabLab. Gli sono molto affezionato.
Se ti dovessi descrivere in tre parole, quali useresti?
Non mi piace descrivermi, ma se proprio devo: Bello. Bello. Bello.
E sono tre. Aggiungerei “in modo assurdo”.
Un sogno nel cassetto?
Pubblicare un libro di narrativa.