4 Ottobre 2023

Intervista a Stefano Landini

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Intervista a Stefano Landini

 

Diamo voce ai nostri docenti!

 

I docenti della Scuola Internazionale di Comics di Reggio Emilia non sono solo dei professionisti del settore, ma dei veri e propri navigatori del mondo della creatività. Che si tratti di fumetto, animazione, sceneggiatura, illustrazione o web design, ogni corso mette a disposizione degli studenti una serie di esperti in grado di aiutarli a dare voce alla loro creatività. Come Stefano Landini, insegnante del Corso di Fumetto e disegnatore di fumetti da oltre quindici anni. Ha all’attivo diverse collaborazioni con case editrici internazionali come Marvel Comics, Dc Comics, Lucasfilm, Disney, Mondadori e tante altre!

 

  1. Ciao Stefano! Raccontaci qualcosa del tuo percorso artistico. Dove hai studiato? Hai iniziato subito come fumettista o prima ci sono state altre tappe?

 

Ho iniziato il mio percorso professionale dalla scuola Nuova Eloisa di Bologna nel 1996. Scuola che per la prima volta mi avrebbe messo difronte una schiera di professionisti che mi avrebbero aperto la mente non solo nel capire meglio la struttura narrativa del fumetto, ma nel come approcciarmi ad una materia che dalla passione volevo far diventare una professione. Dopo la scuola non ho iniziato subito a lavorare nel settore, ma ho fatto mostre, e piccole pubblicazioni in alcune fanzine. Dopo alcuni anni, ho avuto la possibilità di iniziare a farlo diventare un lavoro vero e proprio con le mie prime pubblicazioni retribuite, e da li non mi sono mai fermato.

 

  1. Lungo la tua carriera hai lavorato sia in Italia sia negli Stati Uniti. Cosa cambia nel modo di fare fumetti nei due contesti? Quali sono le differenze per un disegnatore?

 

In realtà è da un po’ di anni che lavoro su tre mercati (Statunitense, Italiano e Francese). Hanno tutti e tre un approccio completamente differente, sia sotto il punto puramente tecnico; le sceneggiature sono scritte in modo differente, l’impaginazione è differente per tutti e tre i mercati, il taglio delle inquadrature e molte volte anche la dinamicità che si può fare avere alle scene è differente. Il tutto in base al mercato. Poi un’altra importante differenza, per il disegnatore, è quella nei tempi di consegna. Si passa da una media di 20 pagine in meno di un mese, per il mercato statunitense, a 7/12 mesi per un Bonelli. Senza contare che si ci rapporta con generi completamente diversi che hanno regole non scritte che si imparano nel tempo. Questi sono solo alcuni degli esempi che differenziano il mercato, ma ce ne sarebbero molti altri, ma non basterebbe una chiacchierata come questa.

 

  1. Tra i tanti personaggi su cui hai lavorato c’è John Constantine, uno dei più amati dell’etichetta Vertigo/Dc Comics. Come ti sei approcciato a questo character e cosa ha rappresentato per te?

 

Vertigo e in particolare Constantine, per me hanno rappresentato più cose; dall’insegnamento di come gestire un lavoro con una continuità a scadenza mensile per molti mesi, all’approccio nella gestione della gabbia americana, che sino ad allora avevo potuto fare in poche altre occasioni. È stato il mio primo e vero lavoro con una continuità che mi ha accompagnato per quasi 50 numeri con poche pause tra un numero e l’atro. Ovviamente sono quelle esperienze che segnano il percorso professionale e rimarrà sempre tra le più importanti per me. Anche perché lego ad alcune tavole, momenti molto importanti della mia vita privata, come la nascita della mia prima bimba.

 

  1. Con quali sceneggiature vorresti lavorare?

 

Con quelle sulle quali sto lavorando da un anno a questa parte.

 

  1. Qualche mese fa Kelly Port, Visual Effects Supervisor dei film Marvel, ha riportato al centro dell’attenzione una questione che ruota intorno alle produzioni dei blockbuster moderni. La Port ha spiegato la questione dei “previs”, ovvero i moderni “storyboard animati”, in cui si progetta una sequenza nei dettagli prima ancora che venga girata, senza consultare sceneggiatori e registi. Ti preoccupa questo approccio al lavoro creativo? Pensi che potrebbe svalutare ulteriormente le professioni artistiche?

 

Questo è un argomento molto complesso e che avrebbe bisogno di più parole e righe per poter esprimere al meglio il proprio concetto. In qualsiasi punto lo si vuol vedere, siamo davanti a passaggi epocali, non solo per il nostro campo dell’intrattenimento, ma per il genere umano. Le nuove tecnologie che si sono appena affacciate nella nostra quotidianità porteranno enormi cambiamenti. Se questo porterà svalutazioni nel campo artistico, non saprei, credo, che come per tutte le tecnologie, sta sempre a come noi le utilizziamo e come vogliamo che queste cambino o nel peggiore dei casi, stravolgano le nostre vite. Il fumetto è sempre stato un mezzo povero, molte tecnologie lo hanno modificato, ma mai svalutato. Il suo punto forte ma che allo stesso tempo è anche il suo punto debole è che si tratta di un’arte “povera”.

 

  1. Pensi che ci sia un futuro per la creatività e, soprattutto, per la professione del fumettista dopo l’avvento delle IA?

 

Sì, ma, sul come sarà non lo so, e non so nemmeno se riuscirà a restare un lavoro, che possa chiamarsi tale. Come dicevo, la tecnologia aiuta, ma sta a noi fare in modo che non ci travolga. La storia umana ci ha insegnato in più campi che ci sono state invenzioni che se usate in un modo hanno aiutato a migliorare la vita delle persone, ma se usate diversamente hanno avuto l’effetto contrario, rovinando e distruggendo la vita delle persone.

 

  1. Che consiglio vorresti dare a un’aspirante fumettista?

 

Abbiate tanta voglia di mettervi in gioco e di seguire un sogno. Il resto verrà.

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