1 Settembre 2022

Intervista a Lucia Catellani

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Diamo voce ai nostri docenti!

 

I docenti della Scuola Internazionale di Comics di Reggio Emilia non sono solo dei professionisti del settore, ma dei veri e propri navigatori del mondo della creatività. Che si tratti di fumetto, animazione, sceneggiatura, illustrazione o web design, ogni corso mette a disposizione degli studenti una serie di esperti in grado di aiutarli a dare voce alla loro creatività. Come Lucia Catellani, insegnante del corso di Grafica Pubblicitaria, graphic designer, illustratrice e fondatrice dello studio Bread and Jam.

 

Ciao Lucia! Raccontaci i tuoi primi passi nel mondo del graphic design e dell’illustrazione. Da dove nasce la tua passione e come sei riuscita a trasformarla in un lavoro?

 

Ho incontrato la mia creatività negli anni della scuola superiore, quando sono approdata al liceo artistico dopo un burrascoso biennio scientifico. Lì mi è servita per esprimere me stessa ed impostare una forma mentis. Poi all’università ho pian piano acquisito le conoscenze necessarie per comprendere l’ambito lavorativo e competenze sempre più specializzate per farne una professione. Un percorso quindi accademico abbastanza tradizionale, ma che arricchito da viaggi, incontri, progetti personali e collettivi ha raggiunto risultati concreti.

 

Quali sono gli artisti che hanno influenzato maggiormente il tuo percorso (e che continuano a farlo)?

 

Il pensiero di Bruno Munari ha influenzato tutti noi creativi per la sua semplicità, coerenza e leggerezza. Ma un grande impatto sulla mia pratica lo ha dato Louise Fili, la leggendaria designer americana che unisce la sua passione per il cibo, la tipografia e l’italianità in progetti unici e senza tempo. Il destino ci ha fatto incontrare per caso a New York e dopo aver visitato il suo studio e chiacchierato di tante passioni comuni sono ripartita con una nuova energia.

 

Il colore è un elemento centrale nelle tue illustrazioni, quanto tempo impieghi mediamente per trovare la “giusta combinazione”? E, soprattutto, come capisci di averla trovata?

 

Una giusta palette colore (giusta se funziona a livello percettivo e di comunicazione) è sempre dettata dal contesto: per esempio, nell’ambito del cibo sono spesso gli ingredienti a suggerirmi delle tinte, che poi deciderò se replicare come in natura o se variare con toni e abbinamenti più audaci. Più in generale però, come capita con tutti gli elementi della composizione, sono le cose che osservo ogni giorno che influenzano le mie scelte: può essere un libro, un film, uno spettacolo. Sono tutte suggestioni visive che ispireranno progetti futuri.

 

Qual è stata la superficie più bizzarra sulla quale hai lavorato?

 

Posso citarti forse la più piccola: l’incarto di un cioccolatino di 1,5 cm sui cui sono riuscita ad inserire uno dei miei lettering preferiti che afferma: “La felicità è un morso di cioccolata”.

 

In una recente intervista, Olimpia Zagnoli ha raccontato di quando, durante un evento promosso da Rayban, ha invitato i visitatori della mostra a colorare e ampliare una delle sue opere disegnata su una parete. Credi che le creazioni artistiche abbiano una “fine” o che si possano intendere come progetti sempre aperti?

 

I progetti di comunicazione sempre. Una volta resi pubblici diventano dei loro fruitori, che li modificano a loro uso, piacere e consumo.

 

Recentemente hai disegnato il nuovo logo per la linea denim di Marella. Come ti sei approcciata a questo lavoro e come sei arrivata al risultato finale?

 

Tra le motivazioni che hanno spinto il team di Marella ad affidarmi questo incarico c’era la mia inesperienza nel campo della moda! Quello che serviva era uno sguardo fresco, in grado di proporre segni e linguaggi nuovi. Ho apprezzato davvero molto questo approccio libero e coraggioso e ho cercato di affrontare il progetto con la stessa spavalderia! Il logo finale è il risultato di un processo di dialogo e sintesi che ci ha portati dalle prime esplorazioni alla definizione di un concept, da disegni fatti a mano ad un segno grafico sempre più conciso, ma in grado di comunicare un intero universo emozionale.

 

Tra i tanti progetti che hai realizzato, ce n’è uno a cui ti si senti più legata degli altri? E perché?

 

Ci sono così tanti progetti che hanno trovato uno spazio nel mio cuore! Tra i più recenti sicuramente il progetto Parole Parole Parole fatto con l’artista Elena Mazzi sul tema della violenza sulle donne, per il suo percorso pieno di senso. Ma se sono arrivata fin qui è anche grazie a tutto il lavoro fatto con La Papilla Brilla, per le tante porte che mi ha aperto e per l’impatto sociale che ha avuto su una larga comunità.

 

C’è una citazione o un aforisma in cui ti ritrovi particolarmente?

 

“The life of a designer is a life of fight: fight against the ugliness.” Massimo Vignelli

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