28 Gennaio 2022

Intervista a Gabriele Fantuzzi

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Diamo voce ai nostri docenti!

 

I docenti della Scuola Internazionale di Comics di Reggio Emilia non sono solo dei professionisti del settore, ma dei veri e propri navigatori del mondo della creatività. Che si tratti di fumetto, grafica pubblicitaria, sceneggiatura, illustrazione o web design, ogni corso mette a disposizione degli studenti una serie di esperti in grado di aiutarli a dare voce alla loro creatività. Come Gabriele Fantuzzi, insegnante e co-fondatore di Delicatessen Studio, che si occupa di comunicazione visiva dalla metà degli anni ’90.

 

Ciao Gabriele! Partiamo dall’inizio: quando ti sei avvicinato al mondo del graphic design e cosa ha fatto nascere in te un particolare interesse nei confronti di quest’arte?

 

Ciao Marco, è un piacere rivederti come professionista dopo essere stato nostro studente! L’interesse verso la grafica è cresciuto man mano che conoscevo i lavori delle avanguardie russe, in particolare quelli di El Lissitzky e Aleksandr Rodčenko.

 

Come sei riuscito a trasformare questa passione in una professione?

 

Facendo squadra con chi condivideva con me sogni e progetti legati alle arti visive e multimediali. Insieme a queste persone ho contribuito a costruire spazi di aggregazione in cui realizzare mostre, concerti, riviste, fino ad arrivare alla Scuola Internazionale di Comics che ha chiuso un cerchio aperto nel lontano 1989 con Giuseppe Camuncoli e Matteo Casali. Per parafrasare Bruno Munari “da spazio nasce spazio”.

 

Sei co-fondatore di Delicatessen Studio, un’importante realtà reggiana nel campo della comunicazione visiva. Com’è nata l’idea di creare un’agenzia?

 

Ci interessava unire le competenze del disegno grafico con quelle dell’illustrazione attraverso la sperimentazione di video animati. Tieni presente che all’epoca della fondazione erano di tendenza Flash e MTV.

 

Tra i tanti progetti nel tuo portfolio ce n’è uno in particolare che ti è rimasto nel cuore?

 

MondoFragile, una collana di libri nata per diffondere i migliori lavori di illustratori giapponesi allora sconosciuti nel mondo occidentale. Dal suo successo nacquero le serie di volumi dedicati all’illustrazione, Mascotte e Fashionize.

 

Quali sono le tue principali fonti d’ispirazione durante la fase di progettazione?

 

Sicuramente i libri dei maestri della grafica, poi riviste e qualche sito web o profilo di agenzie che seguo online.

 

Oggi su internet si può accedere con facilità a migliaia di risorse di grafica aperte a tutti: pensi che questo abbia influito negativamente sul lavoro dei graphic designer?

 

Così come è successo per altri linguaggi visivi, l’accesso senza limiti alle risorse online ha appiattito il mestiere, dequalificando il lavoro progettuale a favore di una falsa idea di facilità. C’è un’attenzione maniacale al lato estetico, al consumo immediato e superficiale delle immagini che si sconfigge solo riaffermando la necessità del design come generatore di idee.

 

Oltre alla tua professione di graphic designer sei anche docente al corso di Grafica Pubblicitaria presso la Scuola Internazionale di Comics a Reggio Emilia. Perché hai scelto di intraprendere questo percorso e cosa significa per te educare le nuove generazioni al mondo del graphic design?

 

Ad un certo punto della mia carriera ho capito che l’insegnamento ti spinge a restare costantemente aggiornato e sintonizzato sul mondo della comunicazione, un elemento fondamentale per qualsiasi graphic designer. Inoltre, insegnare mi permette di far capire agli altri che questo mondo è un posto interessante e che vale la pena saperne di più.

 

Qual è il miglior consiglio da dare a chi vorrebbe diventare un grafico pubblicitario?

 

Mantenere sempre uno sguardo curioso, condividere e perseguire i propri sogni con coraggio.

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